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Giulio Pompilio

Nasce Oloker Therapeutics, start-up italiana per lo sviluppo di una terapia cellulare per le gravi forme di ischemia ancora senza trattamento. Ne parla il prof. Giulio Pompilio

Certe storie confermano che se si imbocca la giusta direzione si possono ottenere risultati impensabili. Anche nei contesti più difficoltosi. Nel mondo della biologia e della medicina ciò ha il profumo di una nuova frontiera terapeutica, come dimostra l’esperienza dei ricercatori del Centro Cardiologico Monzino IRCCS e dell’Università di Milano che hanno messo a frutto dieci anni di ricerca nel campo della terapia cellulare e della cardiologia, spingendo sui binari dello sviluppo quanto appreso studiando una particolare popolazione di cellule. Lunghi anni di ricerca che, grazie anche alla creazione di una start up italiana, potranno essere tradotti in una terapia concretamente applicabile ai pazienti.

A spiegare ai lettori dell’Osservatorio Terapie Avanzate questo passaggio virtuoso è uno dei suoi stessi protagonisti, Giulio Pompilio, Direttore Scientifico del Centro Cardiologico Monzino e professore associato all’Università Statale di Milano, nonché Delegato Alternate per l’Italia al CAT (Committee for Advanced Therapies) dell’EMA. “È importante sottolineare che il prodotto da noi sviluppato non è ancora una terapia dal momento che non ha passato tutti i cancelli regolatori e non è approdato sul mercato”, spiega Pompilio. “Rientra nella categoria delle terapie cellulari, cioè si tratta di cellule manipolate al fine di esercitare un effetto terapeutico. In questo modo esse diventano un farmaco”. Le cellule in questione appartengono a una sottopopolazione cellulare battezzata CD90 negativa che comprende elementi mesenchimali, vale a dire le cellule dell’impalcatura del cuore. “Questa sottopopolazione è diversa dalle cellule contrattili”, prosegue Pompilio. “Ma ha una spiccata proprietà angiogenica, il che significa che è dotata di una capacità di creare vasi sanguigni senza precedenti. Molto più delle cellule staminali di derivazione midollare o adiposa o di altre cellule cardiache. Abbiamo pensato che questa propensione a formare una rete di vasi poteva essere sfruttata in modo utile per i pazienti”.

QUANDO LA STRADA NON C’È, INVENTALA!

Il vero punto di forza della ricerca condotta al Centro Cardiologico Monzino è di unire l’esperienza del laboratorio con quella dei cardiologi a diretto contatto con i pazienti. “Abbiamo iniettato con speciali cateteri cellule derivate dal midollo nel cuore di alcuni pazienti affetti da una severa patologia coronarica, in precedenza già trattati con farmaci e bypass o stent coronarici”, chiarisce l’esperto. “E abbiamo osservato la formazione di nuovi vasi. Queste cellule riescono a creare nel cuore un nuovo microcircolo sanguigno alternativo a quello danneggiato. In pratica è come se, trovando chiuso l’accesso ad un’autostrada che ci deve portare dall’altra parte di una montagna, dovessimo cercare - anche costruendole - delle strade secondarie per superare l’ostacolo”.

Sulla base di questa esperienza preliminare, ciò che i ricercatori del Monzino hanno brevettato, in comproprietà con l’Università di Milano, è tecnicamente, un “product-by-process”, cioè una nuova cellula umana di derivazione cardiaca legata ad un processo di selezione ed espansione. Tale tecnologia è stata battezzata CPC (Cardiac Proangiogenic Cells) Plus e non solo permette di creare nuovi vasi per portare ossigeno ad aree del cuore malate ma è protagonista di un percorso traslazionale che arriverà ad uno studio proof-of-concept. “Abbiamo incontrato degli investitori particolarmente attenti alle problematiche di sviluppo precoce”, afferma Pompilio. “Si tratta dei vertici di Siryo SpA, un incubatore di progetti italiano che investe in terapie altamente innovative. Grazie al loro contributo è nata Oloker Therapeutics s.r.l, una start-up dotata di un budget sufficiente per portare il nostro prodotto di terapia cellulare in clinica. Il ruolo chiave in questo processo è quello svolto da Elisa Gambini, la giovane ricercatrice che ha speso 10 anni della sua vita per lo studio delle cellule CPC Plus ed ora ha accettato la sfida di diventare imprenditrice in Oloker per continuare a seguire il suo progetto”. È una bellissima dimostrazione che se si ha una buona idea e la costanza di perseguirla, anche in una realtà dove ciò diventa più difficile, come quella italiana, si può essere protagonisti della creazione di un prodotto di valore.

UN DOMANI DI SPERANZA

Bisogna valutare se queste cellule sono sicure ed efficaci e per farlo occorre testarle in uno studio clinico”, precisa Pompilio. “Il piano di sviluppo è articolato in diverse fasi, alcune complesse come quelle di farmacocinetica o di definizione della dose più efficace. E, ovviamente, quella manifatturiera dal momento che il prodotto che vogliamo portare in clinica è allogenico, cioè sarà ricavato da donatori sani e usato per tutti i pazienti. Ciò comporta un lavoro imponente che richiederà almeno 5 anni per il completamento delle fasi del trial clinico proof-of-concept. Poi potranno partire le Fasi II e III di consolidamento clinico”.

Un piano che darà lavoro ad altri giovani ricercatori e porterà, sperabilmente, alla nascita di un prodotto utile per pazienti molto gravi. “I pazienti che ne beneficeranno rappresentano una frazione intorno all’1-2% di tutti coloro che sono affetti da cardiopatia ischemica”, conclude Pompilio. “Tuttavia sono definiti no-options, si trovano cioè al termine del loro percorso terapeutico e non hanno altre possibilità di cura. Essi sono affetti da una forma di angina refrattaria alle terapie e vivono con qualità di vita bassa, vittime di un costante dolore al petto, a volte anche quando sono a riposo. È una condizione altamente invalidante. Spesso il cuore è in buone condizioni di salute ma le loro arterie sono malate in maniera terminale. La terapia cellulare è un’opzione ricca di promesse per queste persone”.

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