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Le terapie emergenti per il melanoma avanzano tra vaccini a mRNA, TILS e combinazioni innovative. Approcci che potrebbero cambiare il panorama terapeutico nei prossimi anni 

Le terapie contro il melanoma stanno attraversando una fase di profondo rinnovamento grazie a strategie innovative che mirano a potenziare la risposta immunitaria, dalla sperimentazione di un vaccino a mRNA all’uso di linfociti infiltranti il tumore (TIL), fino alle combinazioni con virus oncolitici. Abbiamo intervistato il dottor Paolo Ascierto - direttore dell'Unità di Oncologia dell'Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli e figura di riferimento internazionale nel campo dell'immunoterapia oncologica – che ci ha illustrato lo stato dell’arte degli studi clinici in corso e le sfide future. Le terapie emergenti potrebbero trasformare radicalmente il trattamento del melanoma nei prossimi anni, ma restano aperte questioni delicate legate all’accessibilità e alla sostenibilità di questi approcci.

I VACCINI A mRNA

Lo sviluppo di vaccini a mRNA rappresenta una delle innovazioni più promettenti nella lotta contro il cancro. Questo approccio sfrutta la capacità del sistema immunitario di riconoscere e attaccare le cellule tumorali in modo personalizzato, riducendo gli effetti collaterali rispetto alle terapie tradizionali. A distanza di un anno da quando, a gennaio 2024, era stato trattato il primo paziente italiano all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli (Osservatorio Terapie Avanzate ne ha parlato qui), lo studio clinico di Fase III con il vaccino a mRNA sviluppato da Moderna per il melanoma è entrato nel vivo: “a luglio tutti i pazienti erano stati arruolati e l'ultimo è stato trattato il mese scorso”, spiega il dottor Paolo Ascierto. Lo studio è condotto in doppio cieco con placebo (ovvero né i clinici né i pazienti sanno chi prende il farmaco e chi il placebo) e i dati sull’efficacia della terapia sperimentale saranno disponibili per l'inizio del 2027. “Lo studio di Fase II ha suggerito che il vaccino potrebbe migliorare la risposta immunitaria nei pazienti con melanoma avanzato, quindi l'attesa è alta”, racconta Ascierto. Non sono previsti dati intermedi e la sicurezza viene monitorata costantemente.

Un altro bersaglio dei vaccini a mRNA sviluppati da Moderna è il carcinoma cutaneo a cellule squamose, uno dei tumori della pelle più diffusi. Ma la sperimentazione di Fase II, inizialmente prevista per quest’anno in diversi centri clinici italiani tra cui il Pascale di Napoli, non è mai stata avviata per decisione aziendale: “purtroppo, non ci sarà una prosecuzione per questa indicazione specifica”, conferma Ascierto. La chiusura dello studio rappresenta uno stop doloroso per i pazienti colpiti, dato che il carcinoma cutaneo a cellule squamose è una forma di cancro con poche opzioni terapeutiche avanzate.

I LINFOCITI INFILTRANTI IL TUMORE

Tuttavia, altre strategie immunoterapiche stanno emergendo come alternative possibili. Tra queste, la terapia con linfociti infiltranti il tumore (TIL) mostra grande potenziale e in Italia è partita la Fase III di uno studio clinico. “I TIL possono essere una valida opzione rispetto alle CAR-T, perché sono più semplici da produrre e hanno un'azione più ampia”, spiega Ascierto. A differenza delle CAR-T, che richiedono una complessa procedura di modifica genetica, i TIL vengono isolati direttamente dal tumore del paziente, espansi in laboratorio e reinfusi per potenziare la risposta immunitaria. “I TIL non necessitano di un bersaglio specifico come le CAR-T, il che li rende particolarmente adatti per il melanoma, dove i target tumorali sono più eterogenei”.

Lo studio clinico di Fase III, condotto in diversi centri clinici in Italia, sta valutando la sicurezza e  l’efficacia della combinazione di lifileucel – già approvata lo scorso anno dal FDA statunitense (ne abbiamo parlato qui) - con pembrolizumab (anticorpo monoclonale usato nella pratica clinica contro il melanoma) rispetto alla classica monoterapia con pembrolizumab nei pazienti con melanoma metastatico avanzato. “Abbiamo già arruolato due pazienti nel nostro centro e attenderemo i risultati per comprendere il reale impatto della combinazione. Se lo studio avrà successo, le TIL potrebbero diventare una nuova opzione terapeutica standard per il melanoma avanzato”, aggiunge Ascierto.

Un'altra sperimentazione attesa riguarda l'associazione tra nivolumab (altro anticorpo monoclonale immunoterapico) e un virus oncolitico derivato dall'herpes simplex. “Si tratta di uno studio di Fase III che partirà in Italia molto a breve, anche se ha subito alcuni ritardi burocratici dovuti alle nuove normative europee”, afferma Ascierto. I virus oncolitici sono progettati per infettare e distruggere selettivamente le cellule tumorali, stimolando al contempo una risposta immunitaria. “L'uso combinato con nivolumab potrebbe potenziare ulteriormente la risposta del sistema immunitario contro il melanoma”, prosegue Ascierto. L'arruolamento dei pazienti dovrebbe iniziare entro la prima metà del 2025. La sperimentazione di virus oncolitici rappresenta un'area di ricerca in crescita, con diversi studi in corso per valutare la loro efficacia in combinazione con l'immunoterapia.

FUTURE PROMESSE E SFIDE

Se i dati degli studi attualmente in corso saranno positivi, i pazienti con melanoma potrebbero beneficiare di nuove terapie più mirate ed efficaci nei prossimi anni. “Il nostro obiettivo è trasformare il melanoma avanzato in una malattia cronica gestibile, migliorando la qualità di vita e la sopravvivenza dei pazienti”, afferma il massimo esperto nel campo.

La ricerca sul melanoma si muove dunque rapidamente, con nuove strategie sempre più innovative. “Dobbiamo valutare anche la sostenibilità economica di queste terapie”, conclude Ascierto. “Negli Stati Uniti il sistema assicurativo copre questi trattamenti, mentre in Europa serve un modello che garantisca accessibilità senza compromettere la sostenibilità del servizio sanitario”.

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