He Jiankui

Le informazioni confermano i timori per le violazioni delle norme etiche e per l’esito dell’esperimento che può essere considerato fallimentare dal punto di vista scientifico.

Grazie a uno scoop di Antonio Regalado, la comunità scientifica internazionale ha finalmente a disposizione qualche prezioso elemento in più per valutare l’esperimento che nell’ottobre del 2018 ha portato alla nascita delle due gemelline cinesi con il DNA geneticamente editato. La MIT Technology Review non ha rivelato l’identità della sua fonte, ma ha pubblicato ampi stralci del manoscritto inviato circa un anno fa a Nature, al Jama e a bioRxiv da He Jiankui. Il biofisico dell’università SUSTech di Shenzhen sognava di essere celebrato come un benefattore dell’umanità per il suo exploit nel campo dell’editing degli embrioni, invece è finito agli arresti domiciliari e dal gennaio scorso se ne sono perse le tracce.

Le nuove informazioni confermano i timori per le violazioni delle norme etiche più elementari e per l’esito stesso dell’esperimento che può essere considerato fallimentare dal punto di vista scientifico. He infatti non si avvicina nemmeno a dimostrare di aver raggiunto l’obiettivo dichiarato, ovvero rendere resistenti al virus HIV le due bimbe, che tutti conoscono con gli pseudonimi Lulu e Nana. Quanto agli effetti indesiderati che la maldestra operazione di editing genetico potrebbe aver comportato per le due gemelline, i suoi dati non fugano i dubbi, anzi: secondo gli esperti che per primi hanno visionato gli stralci, è probabile che le mutazioni fuori bersaglio causate dal sistema CRISPR siano più numerose di quanto riportato da He.

Se la pubblicazione del manoscritto sulle riviste accademiche prescelte alla fine è saltata, probabilmente è a causa del precedente scoop di Regalado, che il 25 novembre del 2018 era stato il primo a svelare l’esistenza dell’esperimento, costringendo He a uscire allo scoperto con un’intervista ad AP News e con una presentazione al secondo Summit internazionale sull’editing del genoma umano. Il clamore suscitato dalla fuga di notizie ha reso lo studio troppo scottante, poi la sparizione di He e lo scioglimento del suo gruppo di ricerca hanno inceppato definitivamente i processi di revisione in corso.

Il manoscritto, lungo 4.699 parole, ha toni trionfalistici ma è disseminato di dati problematici e irregolarità, a cominciare dalla lista degli autori che non comprende i nomi degli specialisti di fecondazione assistita e di ostetricia coinvolti. L’iscrizione della sperimentazione nel registro cinese dei trial clinici è avvenuta dopo la nascita delle bambine, probabilmente per cercare di soddisfare fuori tempo massimo gli standard richiesti per le pubblicazioni scientifiche. Anche la data della nascita appare falsificata, forse per rendere più difficile l’identificazione delle bimbe. La maggior parte degli esperti, comunque, non dubita che Lulu e Nana esistano davvero. Anzi, secondo Kiran Musunuru della Perelman School of Medicine all’Università della Pennsylvania, proprio i difetti dei dati spingono a ritenere che l’esperimento sia reale e mal eseguito.

Il primo problema riguarda la possibilità che CRISPR abbia tagliato il DNA anche in altri punti oltre a quello per cui il sistema di editing era programmato. La presenza di queste mutazioni fuori bersaglio potrebbe causare, ad esempio, patologie cardiache o tumori. He Jiankui le ha cercate effettuando delle biopsie negli embrioni alla stadio di 200-300 cellule e ne ha trovata una soltanto. Ma per identificarle tutte avrebbe dovuto analizzare ogni cellula, distruggendo completamente gli embrioni. Il secondo problema è il cosiddetto mosaicismo. He non ne fa cenno nel manoscritto, ma i suoi dati mostrano che l’editing è avvenuto in modo diverso in cellule differenti, perciò i corpi di Lulu e Nana potrebbero essere composti da un mix di cellule editate e non editate, e dunque sarebbero ancora vulnerabili all’infezione da HIV. Per provare l’acquisita immunità, sarebbero serviti ulteriori esperimenti che i ricercatori non hanno avuto modo o tempo di fare.

La pretesa di aver riprodotto grazie a CRISPR la mutazione naturale che rende una minoranza di persone immuni al ceppo più diffuso del virus (la delezione delta32 a carico del gene CCR5), secondo il pioniere dell’editing Fyodor Urnov, è una falsità deliberata. La fiducia nelle possibilità dell’editing degli embrioni di controllare l’epidemia di AIDS appare altrettanto malriposta, perché seppure questo approccio fosse tecnicamente abbastanza maturo da essere utilizzato in modo ereditabile nell’uomo, avrebbe senso usarlo solo per una casistica molto ristretta di malattie genetiche. Dire che aiuterà milioni di persone, nota Urnov, è come sostenere che la prima passeggiata sulla luna ha offerto speranza a milioni di esseri umani desiderosi di lasciare la Terra.

L’esperimento insomma ha messo a rischio la salute di Lulu e Nana senza fornire loro alcun chiaro beneficio. Perché dunque i genitori avrebbero accettato? Non per evitare la trasmissione del virus dal padre, sieropositivo, alle figlie, perché per raggiungere questo obiettivo bastava il lavaggio dello sperma, documentato nel manoscritto. La risposta più plausibile è che in Cina gli aspiranti genitori sieropositivi non hanno accesso alla fecondazione assistita, e dunque partecipare all’esperimento era l’unico modo per poter avere dei figli con l’assistenza medica necessaria.

Il manoscritto, purtroppo, non riporta la fonte dei finanziamenti di He. Le rivelazioni della MIT Technology Review potrebbero peggiorare la posizione dell’unico firmatario americano del manoscritto Michael Deem, attualmente sotto inchiesta da parte della Rice University. La sezione dei ringraziamenti, in coda al paper, mette in imbarazzo altri ricercatori tra cui Jin Zhang che dirige una delle cliniche di fecondazione assistita più grandi degli Stati Uniti. Aumentano i sospetti anche sul ruolo del Nobel Craig Mello, che potrebbe aver suggerito una discutibile argomentazione ripresa nel manoscritto e a cui He prometteva via email: “Non dirò a nessuno che sapevi cosa succedeva qui”.
Nature e Jama non hanno risposto alle richieste di chiarimenti di Regalado, ma il grande genetista di Harvard George Church ha fatto sapere di essere uno dei revisori reclutati e non si esclude che il Jama, pur avendo bocciato ufficialmente il manoscritto, in futuro possa scegliere di pubblicarlo con qualche tipo di disclaimer. Questo consentirebbe alla comunità scientifica di valutare tutti i dati, senza concedere al lavoro di He il bollino di qualità delle pubblicazioni peer-reviewed.

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