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Presentati alla conferenza statunitense MDA i dati di sicurezza ed efficacia a lungo termine per la terapia genica (fino a 7,5 anni) e per la terapia su RNA risdiplam (fino a 4 anni)

Uno dei nodi più difficili da sbrogliare riguardanti le terapie innovative, soprattutto nel caso delle terapie avanzate, riguarda la conferma degli effetti sul lungo periodo. Infatti, per quei trattamenti che si somministrano una sola volta nella vita (cosiddetti “one-shot”) l’interrogativo principale è su quanto a lungo dureranno i benefici. Per alcuni anni? Per tutta la vita? La risposta a queste domande si trova nell’analisi dei dati di follow-up che, nel caso dell’atrofia muscolare spinale (SMA), si stanno rivelando estremamente positivi. Durante la conferenza scientifica della Muscular Dystrophy Association (MDA), che si è tenuta dal 19 al 22 marzo a Dallas (Stati Uniti), sono stati presentati i dati relativi a lungo termine della terapia genica onasemnogene abeparvovec e della terapia su RNA risdiplam, due terapie che hanno cambiato il percorso di cura di tanti bambini con la SMA. 

I DATI DELLA TERAPIA GENICA 

Alla conferenza organizzata dalla Muscular Dystrophy Association sono stati presentati nuovi dati a sostegno dei duraturi benefici prodotti da onasemnogene abeparvovec (terapia genica nota anche con il nome commerciale Zolgensma) nel trattamento della malattia. Come si evince da un comunicato stampa di Novartis (l’azienda farmaceutica che ne ha curato lo sviluppo e la commercializzazione), onasemnogene abeparvovec non solo ha raggiunto un buon livello di efficacia ma ha anche dimostrato di poterlo mantenere nel tempo.

Infatti, i dati dello studio clinico LT-001 - della durata di 15 anni e tuttora in corso su pazienti che hanno completato la sperimentazione di Fase I START (di cui avevamo già parlato qui) - hanno confermato il mantenimento dei traguardi motori raggiunti in precedenza dai bambini con già evidenti sintomi della SMA ma trattati con la terapia genica. Tali risultati si sono mantenuti fino a 7,5 anni dalla somministrazione. Inoltre, nello studio clinico LT-001, ulteriori tre pazienti hanno raggiunto il traguardo chiave di riuscire a rimanere in piedi (con il doveroso livello di assistenza).

“Ho avuto il privilegio di osservare alcuni dei bambini inclusi negli studi di follow-up a lungo termine fin dal momento in cui hanno iniziato il loro percorso di sperimentazione clinica con onasemnogene abeparvovec, e il fatto che li stiamo vedendo mantenere - e in alcuni casi raggiungere - traguardi motori a quasi otto anni di età rappresenta un evento realmente trasformativo”, afferma il dott. Jerry R. Mendell del Nationwide Children’s Hospital di Columbus (Ohio). “Questi bambini ora hanno una migliore qualità della vita, molto diversa da quella che ci si sarebbe potuti aspettare se non avessero ricevuto cure. Sono entusiasta di vedere le nuove possibilità che si aprono ai bambini, alle loro famiglie e ad altri che ora potranno ricevere questo trattamento”. 

A questi risultati si sono aggiunti quelli provvisori dello studio clinico LT-002 - anch’esso della durata di 15 anni e rivolto sia a pazienti pre-sintomatici che sintomatici - nel quale tutti i 18 bambini trattati con onasemnogene abeparvovec per via intratecale sono vivi, liberi dalla necessità di ventilazione permanente e in continuo miglioramento a livello della funzione motoria. Inoltre, all’interno dello stesso studio, 24 pazienti su 25 (96%) di coloro che avevano ricevuto la terapia genica per via endovenosa prima dell’insorgenza dei sintomi hanno raggiunto il traguardo motorio di camminare da soli prima della terapia aggiuntiva o senza quest’ultima; e 30 su 32 (93,8%) di quanti sono stati trattati dopo l’insorgenza dei sintomi della SMA hanno raggiunto il traguardo di stare seduti senza supporto (prima della terapia aggiuntiva o senza quest’ultima).

“Mentre il numero di pazienti trattati con terapie geniche in tutto il mondo continua a crescere, il nostro obiettivo è quello di fare in modo che un maggior numero di pazienti - nonché nuove popolazioni di pazienti affetti da SMA - possano beneficiare dell’impatto trasformativo di questo trattamento”, dichiara Sitra Tauscher-Wisniewski, vice presidente della divisione Clinical Development & Analytics di Novartis Gene Therapies. Di certo questi risultati contribuiranno in maniera significativa a raggiungere lo scopo.

I DATI DELLA TERAPIA SU RNA RISDIPLAM

Buone notizie sono giunte anche sul versante delle terapie su RNA, di cui risdiplam è un ormai noto rappresentante. Il farmaco, sviluppato da Roche e pensato per intervenire sullo splicing del gene SMN2, è la terza terapia innovativa ad essere stata autorizzata per la SMA (circa un anno fa). A differenza delle altra due terapie autorizzate per la SMA - la terapia genica e un’altra terapia che agisce sull’RNA, nusinersen) - che vengono somministrate mediante infusione in centri clinici di riferimento, rispettivamente una sola volta e diverse volte nella vita, risdiplam è un farmaco in forma di sciroppo che è assunto quotidianamente e “comodamente” a casa.

I dati presentati alla conferenza MDA hanno confermato l’incremento della funzione motoria a quattro anni dalla prima somministrazione di risdiplam in pazienti di età compresa tra 2 e 25 anni affetti da SMA di tipo 2 o 3. In un comunicato stampa diffuso a margine della conferenza statunitense, Roche ha spiegato che l’aumento della funzione motoria rispetto ai valori osservati durante il primo anno dello studio clinico SUNFISH si è mantenuto fino al quarto anno di trattamento. In particolare, nella seconda parte dello studio sono state impiegate le scale RULM (Revised Upper Limb Module) e MFM-32 (Motor Function Measure 32) - quest’ultima spesso utilizzata per la valutazione di persone affette da varie malattie neurologiche - allo scopo di analizzare la funzione motoria dei pazienti. Sono emerse conferme non solo sull’efficacia ma anche sulla sicurezza del farmaco.

Infatti, se non trattati, i pazienti con SMA di tipo 2 e 3 subiscono nel tempo un progressivo e irreversibile declino motorio mentre la periodica assunzione - per via orale o tramite sondino nasogastrico - di risdiplam ha incrementato la funzionalità motoria, migliorando in modo sensibile la qualità di vita dei malati che hanno riferito una stabilizzazione della loro condizioni, preservando la loro capacità di compiere attività quotidiane (tra cui alimentarsi o raccogliere e spostare oggetti). Inoltre, il farmaco è stato sempre ben tollerato e i principali eventi avversi (cefalea, febbre o infezione delle vie aeree superiori) sono stati gestiti senza difficoltà e senza comportare l’esclusione dei pazienti dallo studio.

“Preservare l’indipendenza a lungo termine e la capacità di svolgere mansioni quotidiane è una condizione importante per le persone che convivono con la SMA e per chi se ne prende cura”, commenta Laurent Servais, Professore di Malattie Neuromuscolari Pediatriche presso l’MDUK Oxford Neuromuscular Centre. “È incoraggiante vedere come risdiplam sia riuscito a influenzare in modo significativo questo aspetto della loro vita. Questo studio ha arruolato pazienti con SMA di tipo 2 e 3, anche in stato avanzato. I dati ci dimostrano che il miglioramento osservato durante il primo anno di trattamento si mantiene per 4 anni, a differenza del declino che si osserverebbe in assenza di trattamento”.

Ciononostante, un tale importante traguardo non pone fine alle indagini su risdiplam che Roche sta proseguendo anche nel contesto dello studio clinico di Fase II/III MANATEE dove si valuta l’associazione del farmaco con un anticorpo anti-miostatina in grado di agire sulla crescita muscolare. Tale studio è attualmente in fase di arruolamento.

Con il contributo incondizionato di

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